giovedì 2 settembre 2010
Isola di Panarea
L'Isola di Panarea /panaˈrɛa/ è la più piccola (3,4 km²) e la meno elevata delle Isole Eolie (421 metri nella sua maggiore elevazione, il Timpone del Corvo) e con gli isolotti di Basiluzzo, Spinazzola, Lisca Bianca, Dattilo, Bottaro, Lisca Nera e gli scogli dei Panarelli e delle Formiche, forma un piccolo arcipelago fra Lipari e l'isola di Stromboli posto su un unico basamento sottomarino.
L'approdo più importante e scalo commerciale e turistico è nella località San Pietro, la principale contrada dove si concentra l'odierno abitato. Le altre contrade sono Ditella (o Iditella) a nord-est e Drautto, a sud-ovest.
Nell'antichità si ritrovano diversi nomi greci per Panarea: Euṓnymos, Εὐώνυμος ("di buon nome", prospera, però pure che sta a sinistra (cioè come i cattivi presagi) andando da Lipari verso la Sicilia) e Hikesía, Ἱκεσία ("la supplice"). Poi, nella Cosmografia ravennate si legge il nome Pagnarea, quindi poi Panarea.
Dal punto di vista geologico Panarea è la più antica isola delle Eolie, con gli isolotti circostanti quel che resta di fenomeni eruttivi di un unico bacino vulcanico, oramai quasi del tutto sommerso ed eroso dal mare e dal vento.
Divisa nel senso della lunghezza da un'elevata dorsale, rimane soltanto la parte orientale e meridionale dell'isola originaria, con coste relativamente limitate in altezza, caratterizzate da piccole spiagge e vaste zone pianeggianti, anticamente coltivate a vigne ed oliveti e di cui ancora oggi si notano i terrazzamenti che erano adibiti alle colture, oramai abbandonate. Il lato occidentale e settentrionale è caratterizzato da alte coste inaccessibili e molto frastagliate, un continuo succedersi di terrazzamenti, crepacci e suggestive formazioni di lava solidificata.
Il condotto principale dell'originario complesso vulcanico è situato all'incirca nel tratto di mare compreso tra lo scoglio La Nave e lo scoglio Cacatu. Sempre dal mare, sulla costa occidentale (Cala Bianca), sono invece visibili i resti di un camino vulcanico secondario dalla forma di grosso imbuto. Sul lato nord-est dell'isola, sulla spiaggia della Calcara è tuttora possibile scorgere fumarole di vapori che si levano dalle fessure fra le rocce (dai suggestivi colori sulfurei), ultime tracce di attività vulcanica con temperature fino ai 100 °C. In alcuni punti fra i ciottoli in riva al mare, per effetto di queste sorgenti di calore, l'acqua ribolle fino ad essere ustionante. Altri fenomeni eruttivi subacquei (recentemente alla ribalta della cronaca per un'improvvisa aumentata attività) sono evidenti nel ribollire delle acque fra l'isolotto di Bottaro e Lisca Bianca. Non sono invece più identificabili le sorgenti termali segnalate sulla carta poco a nord della punta Peppe Maria "cementificate" (vedi oltre) dal "lungomare" costruito negli anni ottanta.
Flora e fauna [modifica]
Scoglio la NaveLa macchia mediterranea di Panarea presenta fico d'India (Opuntia ficus indica), lentisco (Pistacia lentiscus), ginestra (Spartium junceum), cappero (Capparis spinosa) e piante di olivo (Olea europaea) secolari, resti dell'antica vocazione agricola dell'isola (scomparsi i vigneti che esistevano fino agli anni settanta). La vegetazione originaria è poi contaminata da molte specie vegetali esogene, arrivate con il boom edilizio e turistico.
Per quanto riguarda la fauna è presente il falco della regina (Falco eleonorae), il corvo (Corvus corax), qualche marangone (Phalacrocorax carbo) e il gabbiano reale mediterraneo (Larus michahellis) che nidificano sulle inaccessibili pareti delle coste occidentali. Caratterizza la fauna isolana il geco (Tarentola mauritanica), innocuo e utilissimo predatore di insetti.
Storia [modifica]
Drauto.Panarea fu abitata già in epoca preistorica come testimonia il villaggio dell'età del Bronzo (XIV secolo a.C.) sul promontorio del milazzese, a sud-ovest dell'isola. La particolare posizione del pianoro, proteso verso il mare e protetto da alte pareti a dirupo sul mare - dunque facilmente difendibile - ne fece un luogo ideale per l'insediamento: nel villaggio, di cui sono visibili e visitabili i resti di una ventina di capanne, sono stati ritrovati materiali d'origine micenea, a testimonianza del ruolo svolto, anche in antichità, dall'arcipelago eoliano, al centro delle principali rotte commerciali del Mar Mediterraneo.
Per il resto Panarea condivide la storia delle altre isole Eolie ed in particolare di Lipari. Abitate fin dal neolitico, nel periodo fra il VII e il VI secolo a.C. le isole furono preda di continue scorrerie etrusche fino a quando quest'ultimi non vennero sostituiti dalla colonizzazione greca.
Nel 264 a.C. Lipari è alleata di Cartagine e le isole devono quindi subire i continui attacchi della flotta romana. Nel 252 a.C. Lipari e le sue isole passeranno sotto il dominio romano. Ne sono prova i resti di una villa romana sulla difficilmente accessibile sommità dell'isolotto di Basiluzzo, proprietà di un eccentrico possidente romano, evidentemente amante dell'asprezza e bellezza dei panorami panarellesi.
Con la caduta dell'Impero romano inizia un periodo di decadenza che aumenta con la dominazione bizantina e diviene ancor più rapida con l'inizio dell'occupazione araba (827/1061).
Con l'avvento dei Normanni ricominciò lo sviluppo economico e demografico delle isole (1340-1544 circa). A metà del 1500 infatti gli arabi ricominciarono a insidiare le isole (ne resta traccia nella toponomastica isolana nella baia e relativa contrada di Drautto, dal nome del pirata Dragut.
Per le scorrerie della pirateria arabo-turca l'isola rimase pressoché disabitata, gli abitanti infatti non superavano il centinaio. Verso la fine del XVII secolo i contadini di Lipari ripresero a coltivarla (senza portarvici però donne e bambini, per via del pericolo delle scorrerie piratesche).
Capo MilazzeseÈ significativo come sopra il villaggio preistorico di Cala Junco esista il "Castello del Salvamento" (nella toponomastica eoliana "castello" sta per pinnacolo roccioso di notevole altezza), usato appunto come provvidenziale rifugio degli abitanti durante queste incursioni. In seguito, con il miglioramento della situazione politica nelle isole, la popolazione di Panarea aumentò sino a circa 1000 persone. Ma alla fine dell' Ottocento diminuì nuovamente per via dell'emigrazione, verso Stati Uniti, Sud America e Australia (gli eoliani nel mondo sono attualmente più di quelli residenti!).
Ai giorni nostri la popolazione è intorno ai 200 abitanti stabili (in inverno, nei mesi estivi con i turisti può facilmente decuplicare). Gli isolani vivono ora soprattutto del successo turistico dell'isola, esploso alla fine degli anni settanta, ma iniziato alla fine degli anni cinquanta, con la scoperta di queste isole da parte di villeggianti più avventurosi, alla ricerca di un'oasi di vita più semplice e a contatto diretto con la natura. Per il senso di straniamento, fascinazione e sensazione di "perdersi" nella natura, che procuravano questi luoghi nel dopoguerra si ricorda il film Stromboli terra di Dio di Roberto Rossellini (1950) o l'altrettanto famoso L'avventura, di Michelangelo Antonioni (1960), ambientato in larga parte a Panarea, Basiluzzo e Lisca Bianca. Si ricordi anche il film di cassetta Panarea di Pipolo, ambientato sull'isola stessa.
Turismo [modifica]
Un'immagine di PanareaIl successo turistico, che ha portato indubbi benefici economici e di qualità della vita alla popolazione dell'isola, ha (forse) inevitabilmente comportato aspetti negativi, quali una progressiva inesorabile cementificazione e speculazione edilizia (seppur in maniera minore e più controllata rispetto ad altre isole dell'arcipelago), una spersonalizzazione del carattere originario (le nuove case o quelle riadattate ad uso turistico stanno via via perdendo il carattere originario verso uno stile simil-eoliano senza radici o peggio verso un generico esotismo), una banalizzazione dell'offerta turistica non più dissimile da qualsiasi altra località balneare, un affollamento di massa nei mesi estivi, agosto in particolare, caratterizzato da un turismo "mordi e fuggi", quest'ultimo più attratto dalla nomea (fortunatamente falsa) di "isola dei VIP", che dalle effettive bellezze paesaggistiche dell'isola. Ciò nonostante resta inconfutabile che, al di fuori delle follie dell'alta stagione, è una delle isole più affascinanti di tutto il Mar Mediterraneo.
www.panarea.net/
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