martedì 7 settembre 2010

Città Di Messina

MESSINA








Messina è un comune italiano di 242.841 abitanti, capoluogo della provincia di Messina in Sicilia.

Detta anche "porta della Sicilia" e anticamente Zancle e Messana, sorge nei pressi dell'estrema punta nordorientale della Sicilia (Capo Peloro) sullo Stretto che ne porta il nome.


Messina è la terza delle città metropolitane siciliane, nonché il tredicesimo comune d'Italia per numero di abitanti.

Il suo porto, scalo dei traghetti per il Continente, è il primo in Italia per numero di passeggeri in transito e sesto per traffico crocieristico.

Antica ed illustre città, Messina ha avuto una storia moderna tragica e distruttiva come poche altre, che ne ha offuscato la grandezza raggiunta tra il tardo medioevo e la metà del '600 quando contendeva a Palermo il ruolo di capitale siciliana.

Messa a ferro e fuoco nel 1678 dopo una storica rivolta antispagnola che comportò l'annientamento della sua classe dirigente, un primo devastante terremoto l'ha semidistrutta nel 1783 prima che il successivo sisma e maremoto del 1908 la radesse al suolo facendo 80.000 vittime.

Ricostruita a partire dal 1912, la città moderna si presenta ordinata e regolare con vie ampie e rettilinee in direzione nord-sud e palazzi non più alti di 21 metri, anche se negli ultimi decenni una caotica espansione edilizia ha aggredito tutte le colline che la cingono e persistono in zone semicentrali estese baraccopoli eredi degli stanziamenti provvisori del dopo-terremoto.


Importante e storica sede universitaria, fondata nel 1548, Messina è una città con un'economia basata sui servizi, i commerci, il turismo e una rilevante attività industriale nella cantieristica navale da diporto.


GEOGRAFIA FISICA



Situata nell'angolo nord est della Sicilia, sulla sponda occidentale dello Stretto di Messina (Mar Ionio)— altitudine 3 metri s.l.m. — ha superficie comunale di 211,73 km² e coordinate geografiche 38°11′32″N 15°33′23″E / 38.19222, 15.55639.

A circa 90 km da Catania e circa 230 km da Palermo, stretta tra le coste ionica e tirrenica ed i monti Peloritani, si affaccia con il suo grande porto naturale (militare e commerciale), chiuso dalla penisoletta a forma di falce di San Raineri, di fronte a Villa San Giovanni e poco più a Nord rispetto a Reggio Calabria.



Dal livello del mare, all'interno dello stesso Comune, è possibile salire sino a 1130 metri s.l.m., tramite i colli che sovrastano la città, al monte Dinnammare (dal latino "bimaris", due mari). Da qui la vista spazia sui due mari della città, lo Jonio (sullo Stretto di Messina) e il Tirreno. A est, è possibile vedere l'intera città di Messina sottostante, mentre al di là del mare la Calabria dal suo punto più meridionale sino alla provincia di Vibo Valentia. A sud, l'imponente vista dell'Etna. A nord ovest, le isole Eolie e la costa tirrenica con Capo Milazzo, Capo Tindari e Capo Calavà di Gioiosa Marea.

La città si sviluppa prevalentemente in senso longitudinale lungo la costa dello Stretto senza soluzione di continuità da Giampilieri Marina a Capo Peloro per 32 kilometri nella fascia jonica. La fascia tirrenica, di 24 km, si estende da Capo Peloro a Orto Liuzzo. L'area urbana centrale, che può essere racchiusa tra i torrenti Annunziata e San Filippo — oggi coperti dal piano stradale, — è lunga circa 12 km, con scarsa propensione verso ovest dovuta ai contrafforti collinari dei Peloritani, che impediscono lo sviluppo di un ampio reticolato urbano geometrico in detta direzione. L'estrema vicinanza dei monti conferisce alla parte occidentale della città una certa pendenza, superata con scalinate e attraversata dalla panoramica circonvallazione a monte. Sono presenti numerose "intrusioni urbane" verso l'interno collinare in corrispondenza delle brevi pianure dei torrenti, che tendono a inglobare come quartieri alcuni dei più antichi casali del territorio cittadino (i cosiddetti "Villaggi", che sono 48).

Messina è al centro di una zona agricola, con la produzione di agrumi (tra cui il limone Interdonato, l'arancio, il mandarino e il mandarancio o clementina), frutta, ortaggi e dei vini D.O.C. Faro e Mamertino. La città è sede universitaria dal 1548, dell'Arcidiocesi Protometropolitana di Messina - Lipari - Santa Lucia del Mela ed Archimandritato del Santissimo Salvatore e di un'antica Fiera Internazionale. Il porto è anche sede di un antico Arsenale militare e di cantieri navali civili (Rodriguez e Palumbo).




CLIMA




Secondo la classificazione dei climi di Köppen la città fa parte della fascia climatica Csa, un clima caldo e molto secco in estate e mite e piovoso nel semestre invernale. Detto anche clima mediterraneo, con escursioni termiche molto contenute in ogni stagione.

L'inverno, piuttosto breve, presenta rari episodi di freddo che in sparuti casi può portare anche la neve, se pur di breve durata e appena una spolverata, sulle coste. L'ultimo episodio nevoso risale all'inverno del 2000, preceduto dall'episodio dell'inverno 1999.

L'estate è moderatamente calda è può presentarsi sia afosa o molto afosa [3] (a causa dell'inevitabile influenza del mare), che torrida, a seconda della direzione dei venti, infatti è presente spesso una brezza di mare che tende a contenere i valori massimi di temperatura; soltanto in presenza di venti meridionali (durante le maggiori ondate di calore) è possibile raggiungere i 40 °C, ma in questi casi i tassi di umidità precipitano sotto il 30%.

Le precipitazioni sono consistenti e infatti Messina è, tra i comuni medio-grandi isolani, la città costiera più piovosa della Sicilia. Una media pluviometrica annuale di 846,9 mm [4] che pone la città dello stretto oltre le medie italiane. Le precipitazioni sono concentrate prevalentemente tra l'autunno e l'inverno ma nella stagione estiva non mancano alcuni temporali. Le abbondanti piogge messinesi derivano da diversi fattori e in particolare ai rilievi relativamente alti prossimi alla zona su cui sorge la città (in Sicilia i Nebrodi orientali e i Peloritani, in Calabria l'Aspromonte) che provocano frequenti fenomeni da stau e alla presenza di due mari, lo Ionio e il Tirreno, che creano frequenti condizioni favorevoli alle precipitazioni.




STORIA



Messina venne fondata dai Greci (coloni Calcidesi provenienti da Messini del Pelloponisos) intorno al 756 a.C., con il nome di Zancle, (dal greco Ζὰγκλης, Falce, dalla penisola di San Raineri somigliante a una falce che forma il suo porto naturale). I Romani la conquistarono nel 264 a.C. e dopo la caduta dell'impero romano fu prima in possesso dei Bizantini e quindi degli Arabi. Nel 1060 venne conquistata dai Normanni.

Sotto i domini svevo angioino aragonese, Messina raggiunse grande prosperità, divenendo capitale del Regno di Sicilia assieme a Palermo (il Regno di Sicilia comprese per lunghi periodi anche tutta l'Italia meridionale) e, grazie al suo porto, uno tra i primissimi centri commerciali e tra le più grandi, fiorenti ed importanti città del mar Mediterraneo. Fu, per lunghi secoli, la città siciliana più ricca, seconda nel Mezzogiorno d'Italia solo a Napoli.

Nel 1674 si ribellò alla Spagna e ne subì successivamente la repressione. Fu toccata da un grave terremoto nel 1783. Entrò a far parte del Regno d'Italia dopo la spedizione dei Mille garibaldina del 1860. Nel 1908 subì le distruzioni di un altro terribile terremoto e ancora dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Una pagina significativa dell'amicizia fra la città ed il popolo russo è legata al tragico: il terremoto del 1908. I primi soccorritori giunti a Messina furono proprio i marinai della flotta imperiale russa, che si trovava nel porto di Augusta per delle esercitazioni.[8]




SIMBOLI





Lo stemma ed il gonfalone della città di Messina hanno conformazione indicata nel decreto di riconoscimento del 1º maggio 1942 ed adeguato al successivo D.L. 26 ottobre 1944 № 313. Lo stemma della città di Messina è araldicamente così descritto: « Scudo a testa di cavallo, di rosso alla croce d'oro, circondato da due tralci di vite al naturale fruttati d'oro, timbrato dalla corona di città ».



ANTICHI NOMI DELLA CITTA'


Dankle o Zankle (Ζάγκλης), termine siculo che designa la "falce" che caratterizza la singolare forma del porto naturale, in età pre-greca e greca fino ad Anassila;
Messene (Μεσσήνη), nome che fu dato alla città in età greca da Anassila, tiranno di Reggio, quando vi insediò dei profughi provenienti dalla Messenia agli inizi del V secolo a.C.;
Messana, in età romana;
Messina, dall'età bizantina ad oggi;
Massinah, durante la dominazione araba in Sicilia.


ONOREFICENZE


La città di Messina ha ricevuto per la sua storia ben tre medaglie d'oro; inoltre, è stata la settima tra le 27 città decorate con Medaglia d'Oro come "Benemerite del Risorgimento nazionale".



Medaglia alle Città Benemerite del Risorgimento Nazionale

«Per commemorare le azioni eroiche della cittadinanza messinese nei gloriosi fatti del 1848, che iniziarono il risorgimento nazionale e la conquista dell'unità. Messina partecipò a tutti i moti rivoluzionari siciliani, da quelli del '20-'21 a quelli del 22 marzo 1821 e 1º settembre 1847. Nel 1848, unitasi a Palermo nell'azione rivoluzionaria Repubblicana, quindi antiborbonica, la città fu terribilmente bombardata per otto mesi, facendo meritare a Ferdinando II l'appellativo di "Re Bomba" [10]»
— 22 maggio 1898



Medaglia d'oro al valor civile

«nobile e antica città della Sicilia duramente provata da calamità naturali e da eventi bellici, con impavida tenacia e sublime abnegazione da parte di tutta la sua popolazione, due volte risorgeva dalle macerie, mantenendo fiero ed intatto il suo amore di Patria. 1941 - 1943[11]»
— 3 ottobre 1959


Medaglia d'oro al valor militare

«già duramente provata dall'immane disastro tellurico del 1908, risorta, è stata, durante la guerra 1940-43, dapprima obiettivo d'incessanti bombardamenti aerei, poscia, nel periodo dell'invasione dell'Isola, campo d'aspra e lunga lotta che la martoriò e distrusse. La sua popolazione, affamata, stremata, dolorante, sopportò stoicamente la più dura tragedia ben meritando dalla Patria. - Sicilia, guerra 1940-43 — 31 gennaio 1978.-



MUNUMENTI E LUOGHI D'INTERESSE



Nel corso dei secoli vari eventi distruttivi, sia ad opera umana che naturali, hanno devastato la città, che oggi presenta un aspetto moderno, frutto soprattutto delle ultime ricostruzioni dopo il terremoto del 1908 ed i bombardamenti dal 1940 al 1943. Molte delle opere d'arte e degli edifici realizzati nei secoli sono andati perduti, ma la città conserva ancora esempi monumentali di assoluta rilevanza











ARCHITETTURE RELIGIOSE







Il Duomo della cittàBasilica Cattedrale Protometropolitana, dedicata a Santa Maria Assunta, bizantina, ricostruita alla fine del XII secolo e con numerosi altri rifacimenti. Conserva numerose opere d'arte. La sua fondazione è antecedente all'invasione araba, fu profanato dai musulmani e riconsacrato nel 1192 alla presenza dell'arcivescovo Berzio, dell'imperatore Enrico IV e della moglie Costanza d'Altavilla. Lo splendido tetto ligneo, con rare raffigurazioni astronomiche, fu distrutto nel 1254 da un incendio divampato durante i funerali di Corrado IV di Svevia, figlio di Federico II. Dal 1300 si susseguirono alcune modifiche sostanziali, che se da una parte arricchirono la cattedrale con i mosaici delle absidi, il portale e la facciata, dall'altro snaturarono l'originario aspetto normanno. Danneggiato nel prospetto dai terremoti del 1638 e del 1783, fu invece quasi interamente distrutto dal sisma del 1908, che lasciò in piedi la sola parte absidale, rimettendo tuttavia in luce molti elementi della costruzione normanna. La ricostruzione degli anni venti ripristinò l'aspetto originario e recuperò parte delle opere d'arte e dei mosaici. Un altro duro colpo alla millenaria struttura venne inferto dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale che distrussero parte dell'interno. L'edificio attuale, che si è voluto il più possibile vicino all'originale, mantiene all'esterno parti pregevoli. Sul prospetto il magnifico portale in stile gotico ed i bassorilievi, sulla parte destra, le finestre quattrocentesche ed un portale attribuito a Polidoro da Caravaggio. All'interno del Duomo di Messina, tripartito da una doppia fila di 13 colonne, si possono ammirare i mosaici, alcuni monumenti funebri, tra cui quello di Guidotto de Tabiatis, arcivescovo di Messina nel XIV secolo, ed alcune statue di santi, pregevole il San Giovanni Battista di Antonello Gagini del 1525.Inoltre è più che degno di nota l'organo al suo interno: il secondo più grande d'Italia (il primo è quello del Duomo di Milano), e il terzo in Europa, con 5 tastiere, 170 registri, 16.000 canne distribuite nei due lati del transetto, dietro l'altare, sulla porta maggiore e sull'arco trionfale. È opera della ditta Tamburini di Crema del 1948. Il campanile, alto 90 metri e con una base di circa 10 metri, ha all'esterno il più grande ed il più complesso orologio meccanico ed astronomico del mondo, realizzato da una ditta di Strasburgo, fratelli Ungerer: inaugurato nel 1933, tutti i giorni a mezzogiorno le varie statue si muovono in modo spettacolare al suono dell'Ave Maria di Schubert. Le figure del campanile ricordano la Guerra del Vespro del 1282: Il Leone in cima rappresenta il Popolo Siciliano vittorioso su Carlo d'Angiò e l'esercito guelfo inviato dal papa contro la Sicilia; Dina e Clarenza rappresentano le donne di Messina che aiutarono gli uomini a difendere la città; il galletto in mezzo alle due statue femminili rappresenta l'esercito franco-papale; la chiesa che scompare ricorda il Colle della Caperrina, luogo della battaglia del 6 e 8 agosto 1282, ultimo tentativo di Carlo d'Angiò di entrare in città dalle colline a ovest.
Sinagoga di Messina, eretta tra il XII e il XIII secolo e trasformata in Chiesa di San Filippo Neri.
Chiesa della Santissima Annunziata dei Catalani, il primo nome di questa chiesa fu quello di S. Maria di Castellamare ed alcuni storici sostengono che la chiesa fu fondata nel XII secolo sulle rovine di un antico tempio di Nettuno. Un crollo avvenuto nel XIII secolo ne arretrò la facciata di 12 metri. In età aragonese fu cappella reale e sul finire del Quattrocento fu ceduta a cortigiani e ricchi mercanti catalani a Pietro d'Aragona, da qui il nome di Santissima Annunziata dei Catalani. La chiesa, visto il progressivo sollevamento della città dovuto ai terremoti ed alle ricostruzioni, si trova oggi ad oltre tre metri sotto il livello stradale. La pianta della chiesa è a basilica di tipo bizantino divisa in tre navate con un'alta cupola. L'esterno è incorniciato da due ordini di colonne con eleganti capitelli ed archi intarsiati a due colori. Sui lati della navata due camminamenti conducono sopra il transetto passando attraverso eleganti bifore. All'interno sono visibii le influenze arabo-bizantine.
Chiesa della Santissima Annunziata, su progetto del Guarino Guarini, che venne distrutta dal terremoto del 1908.
Chiesa concattedrale del Santissimo Salvatore, sede dell'Archimandritato.
Basilica-Santuario di Sant'Antonio da Padova, custodisce le spoglie di Sant'Annibale Maria Di Francia.
Sacrario di Cristo Re, possiede la "Campana di Cristo Re" posta in cima alla torre ottagonale (XII secolo) del santuario. Venne fusa a Padova (fonderia Colbachini) e inaugurata nel 1934. Ha un diametro di 2,66 m, pesa oltre 13 tonnellate ed è la terza campana d'Italia per grandezza. Suona ogni sera al tramonto (varia l'orario a seconda dei periodi dell'anno) in memoria dei caduti messinesi della prima guerra mondiale le cui spoglie sono conservate nel sacrario.
Santuario della Madonna di Montalto sul colle della Caperrina, ricostruito dopo il terremoto.
Chiesa di Sant'Elia , del XVI secolo, a navata unica.
Chiesa di Santa Maria della Scala, del 1723, che venne distrutta dal terremoto del 1908.
Chiesa di San Gregorio, del XVI secolo. Il campanile dalla caratteristica forma elicoidale si edificò nel 1717 su progetto del Juvarra. Ancora nel 1743 Pietro Passalacqua adornò la facciata della chiesa su disegni di Filippo Juvarra. Venne distrutta dal terremoto del 1908.
Chiesa delle Anime del Purgatorio, opera di Raffaello Margarita del 1750, che venne distrutta dal terremoto del 1908.
Chiesa di Santa Teresa, opera di Matteo de Maria del 1810, che venne distrutta dal terremoto del 1908.
Chiesa di San Francesco all'Immacolata, del XIII secolo, la seconda chiesa per dimensioni della città.
Chiesa di San Giovanni di Malta, opera di Giacomo Del Duca, allievo di Michelangelo.
Chiesa della Madonna delle Grazie, nel villaggio Pace, costruita nel XVII secolo su progetto di Simone Gullì. Distrutta dal terremoto, è stata ricostruita.
Chiesa di Santa Maria della Valle detta "Badiazza", chiesa-fortezza di epoca normanna, nell'alta valle del torrente Ritiro.
Chiesa ed ex monastero basiliano di Santa Maria di Mili in Mili San Pietro, fondata nel XI secolo e quindi allungata nel XVI. Nel sito fu sepolto il figlio di Ruggero d'Altavilla, morto in combattimento a Siracusa.
Chiesa di Santa Maria Alemanna, si ritiene fondata dai Cavalieri Teutonici, ordine voluto a Messina da Federico II di Svevia, risale al XIII secolo. Si tratta dell'unico esempio di architettura gotica siciliana. Una cronaca locale ci informa che già nel 1606 la chiesa giaceva in stato di abbandono e che nel 1612 fu quasi distrutta da un fulmine che la centrò durante un violento temporale. Il terremoto del 1783 ne continuò il disfacimento. Usata per anni come magazzino, fu risparmita dal terribile sisma del 1908 che la lasciò quasi indenne. Il suo restauro è stato completato di recente. Da ammirare sono gli eleganti rchi a sesto acuto e i capitelli scolpiti con motivi floreali e figure mostruose. I portali originali si trovano al Museo cittadino.
Chiesa Santa Maria del Carmine (Via Antonio Martino is. 214) Il Santuario in questa sede fu inaugurato il 15 luglio 1931 e richiama nella struttura lo stile settecentesco tipico della Messina pre terremoto. La Chiesa fu realizzata da Lorenzo Interdonato su progetto dell'architetto Cesare Bazzani. La Cupola della Chiesa a pianta ottagonale ha su ogni facciata una finestra circolare con al di sopra una lanterna quadrangolare. L'interno, a forma di croce greca con cappelle laterali, è ornato di marmi policromi e da colonne in marmo rosa sormontate da capitelli intarsiati. Pregevoli sono le opere che vi si conservano: un Crocefisso, una statua in legno della Madonna col Bambino e una statua di Sant'Alberto, nato a Trapani, ma morto a Messina, collocato sopra il Vascelluzzo, un vascello che ricorda la liberazione della città di Messina da una grave carestia, vascello che viene portato in processione ogni anno nel giorno del Corpus Domini. Nell'altare Maggiore si trova la statua del Settecento che raffigura la Madonna del Carmelo, con Gesù Bambino in braccio, nell'atto di porgere il S. Abitino a San Simone. Questa faceva parte della chiesa distrutta dal terremoto del 1908 e che si trovava nei pressi dell'attuale Duomo.




ARCHITETTURE CIVILI







Palazzo Zanca
sede del municipio, una volta era posto al centro della Palazzata che faceva da continuum di edifici del XVII scolo che faceva da cornice al porto falcato. L'edificio subì gravi danni dal terremoto del 1783, e distrutto dal terremoto del 1908, venne arretrato nella posizione attuale.I lavori di ricostruzione iniziarono il dicembre del 1914 sotto la direzione dell'architetto palermitano Antonio Zanca e si conclusero nel 1924. La costruzione è in stile neoclassico e si estende per una superficie di circa 12.000 mq. Sulla facciata si possono vedere alcune sculture legate alla simbologia cittadina e numerose lapidi che ricordano gli eventi più importanti. Nel prospetto di via San Camillo sono collocati due bassorilievi raffiguranti Dina e Clarenza, mentre sul lato opposto, in via Consolato del Mare, si un ingresso porticato con antistante la fontana Senatoria del 1619. Il lato posteriore si affaccia su Corso Cavour e su piazza Antonello con un portico ornato da bassorilievi eseguiti da maestranze locali. All'interno del Palazzo vi sono resti di cinta murarie della Magna Grecia.






Galleria Vittorio Emanuele III
uno dei pochi esempi di architettura con uso del ferro del Sud Italia, l'unica con Napoli, Galleria Umberto I. Realizzata nel 1929 da Camillo Puglisi Allegra per completare piazza Antonello. Il portico che dà sulla piazza è caratterizzato da un grande arco che segna l'accesso alla Galleria, riccamente decorata al suo interno con bellissimi stucchi ed un pavimento a mosaico bianco e nero. Due rampe di scale da una parte ed un portico dall'altra, conducono ad uscite secondarie.






Palazzo della cultura o Palacultura, inaugurato nel giugno 2009






Teatro Vittorio Emanuele II
la sua costruzione venne ordinata il 2 ottobre del 1838 da Ferdinando II di Borbone ed ebbe inizio solo il 23 aprile 1842. Fu progettato dall'architetto Pietro Valente ed inaugurato il 12 gennaio del 1852, venne intitolato a Sant'Elisabetta, in onore della madre del sovrano. Il 13 settembre del 1860 con l'Unità d'Italia assunse l'attuale nome. La facciata del teatro presenta un portico che consentiva il passaggio delle carrozze che accompagnavano gli spettatori. Sul loggiato d'ingresso un gruppo scultoreo del 1847 realizzato da Saro Zagari, raffigurante Il tempo che scopre la verità. L'esterno in pietra siracusana è in stile neoclassico, ed e ricco di decorazioni, sculture e bassorilievi dello Zagari che rappresentano scene della vita di Ercole e ritratti di sedici drammaturghi e musicisti famosi. La sera del 27 dicembre 1908 fu rappresentata l'Aida di Giuseppe Verdi, e poche ore dopo il terremoto distruggeva la città risparmiando il perimetro dell'edificio e le parti decorative. Nel 1982 cominciò un restauro finito nel dicembre del 1985, l'inaugurazione avvenne il 25 aprile del medesimo anno con un concerto diretto dal maestro Giuseppe Sinopoli. La decorazione interna del soffitto porta il nome di Renato Guttuso, il Mito di Colapesce.






Palazzo Monte di pietà
edificato nel 1581 dall'architetto Natale Masuccio in seguito ad una bolla papale di Leone X che incentivava la costruzione di opere pie, nel 1741, su progetti e disegni dell'architetto Antonio Basile e del pittore Campolo fu edificata la scalinata che conduceva alla chiesa, un tempo ornata da preziosi quadri. A metà della gradinata fu inserita una fontana marmorea con la statua dell'Abbodanza, opera di Ignazio Buceti. L'edificio ,dal prospetto settecentesco, si affaccia su via XXIV Maggio. Dal pregevole portale d'ingresso si arriva in un atrio con volta a botte. A destra è situata la porta che conduceva ai piani superiori, di fronte, una fontana monumentale del 1732, raffigurante un putto che cavalca un delfino. L'edificio è stato ristrutturato nel 1979 ed attualmente è di proprietà dell'Arcicofraternita degli Azzurri, viene spesso utilizzato per ospitare manifestazioni culturali.


Palazzo Reale, edificio rinascimentale, opera di Andrea Calamech del 1589.


Palazzo dell'INA (Istituto Nazionale Assicurazioni) edificato su progetto dell'ingegnere Guido Viola nel 1935 tra il Palazzo della Dogana ed il Banco di Sicilia con la monumentale porta.
Palazzo dell'INAIL, opera di Giuseppe Samonà del 1938 in stile razionalista.
ex Palazzo Littorio, opera di Giuseppe Samonà 1940 anch´esso in stile razionalista.


Palazzetto Coppedè, opera dell'architetto genovese Gino Coppedè, in via Garibaldi dall´angolo arrontondato all'incrocio con la via Cardines.
Palazzo Magaudda, anch'esso opera del Coppedè.
Palazzo della Camera di Commercio, opera di Giacomo Fiore, Giuseppe Managò e Giuseppe La Bruto, distrutto nel terremoto del 1908.


Palazzo Calapaj - d'Alcontres, nella via S.Giacomo, edificio settecentesco.
Casa dei Padri Minoriti, opera dell'architetto Giacomo Minutoli, di fronte il Duomo.
Palazzo Pistorio-Cassibile, opera dell'architetto Giacomo Minutoli, in piazza Duomo.
Hotel Trinacria, costruito su disegno di Placido Campolo, Bitto e Asciak, distrutto nel terremoto del 1908.
Convento S. Francesco d'Assisi, opera dell'architetto Giacomo Minutoli.


Palazzo municipale, opera dell'architetto Giacomo Minutoli, non gravamente danneggiato nel terremoto del 1908, è stato raso al suolo con cariche di dinamite nel 1908.
Palazzo dei Tribunali, opera dell'architetto Antonio Basile, costruito su disegno di Domenico Martinelli, distrutto nel terremoto del 1908.


Palazzata di Simone Gullì, opera dell'architetto Simone Gullì, distrutta nel terremoto del 1783.
Palazzata di Giacomo Minutoli, opera dell'architetto Giacomo Minutoli, distrutta nel terremoto del 1908.


Palazzata di Giuseppe Samonà, opera dell'architetto Giuseppe Samonà.


Palazzo Molo, edificio del periodo rococò corrente nei primi anni dell'800, opera di Antonio Brancati del 1810.


Palazzo Fiorentino, edificio del periodo rococò corrente nei primi anni dell'800, opera di Filippo Juvarra.
Palazzo Brunaccini, edificio del periodo rococò corrente nei primi anni dell'800, opera di Gaetano di Maria del 1810, nelle contrade della parrocchiale chiesa di S. Antonio.


Palazzo dell'Appalto, edificio settecentesco.


Palazzo Avarna, edificio settecentesco, opera di Saverio Francesco Basile del 1790, che sorse in piazza dei Catalani distrutto nel terremoto del 1908.


Palazzo Arena, edificio settecentesco, opera di Gianfrancesco Arena del 1790, che sorse in piazza del Duomo distrutto nel terremoto del 1908.


Porta della Loggia, edificio rinascimentale, opera di Giacomo Del Duca del 1589 con la fontana del Nettuno di fronte.
Loggia de' Negozianti, edificio rinascimentale, del 1627.
Palazzo Grano, edificio rinascimentale, opera di Andrea Calamech del 1563. Il prototipo dei palazzi barocchi quali piaceranno a Catania.


Palazzo Senatoriale, edificio rinascimentale, opera di Giacomo Del Duca del 1589.


Palazzo Cerruti - Bisazza, nella via Lepanto, all´incrocio della via Cesare Battisti e riconoscibile dall'inconfondibile Maghen David o "stella di Davide" inserita nelle inferriate dei balconi.


Palazzo Trevi - Palazzo del gallo, all'angolo con le vie Centonze e Saffi, realizzato da Gino Coppedè nel 1913.
Palazzo dell'Università
distrutto e raso al suolo dal sisma del 1908,fu ricostruito nel 1920 ed occupa una superficie di circa 20.000 mq. Il complesso edilizio universitario è stato progettato dall'Architetto Giuseppe Botto. Dopo l'ultima guerra, in relazione al piano di espansione degli atenei, l'amministrazione universitaria dispose la sopraelevazione di alcuni padiglioni e la costruzione, su progetto dell'Ing. prof. Francesco Basile, di un moderno edificio con fronte su via dei Verdi. I prospetti delle tre palazzine che danno su piazza Salvatore Pugliatti rivelano caratteri neoclassici con decorazioni floreali. Accanto ai padiglioni che - sotto il livello stradale - si affacciano sulla via Giacomo Venezian è murato il bel portale dell'antico collegio dei Gesuiti, primo ateneo messinese e primo degli organismi religiosi siciliani dei seguaci di Sant'Ignazio di Lojola.


Palazzo di Giustizia o Palazzo Piacentini
opera dell'architetto Marcello Piacentini, sito in piazza Maurolico di fronte a quello dell'Università, fu realizzato nel 1927 sulla zone del vecchio Grande Ospedale.Si compone di tre edifici collegati da gallerie che mettono in comunicazione le tre grandi sale terranee di invito. L'architettura è fortemente caratterizzata dall'impiego dei materiali siciliani. La pietra, di caldo colore giallo-ocra, è quella stessa che era stata adoperata anticamente per i templi di Selinunte e di Agrigento, mentre in marmo di Cinisi sono alcune parti ornamentali. La scelta di queste pietre isolane, specie di quelle della facciata, è stata fatta per accentuare l'aspetto grecizzante dell'insieme a ricordo dei templi greci in Sicilia. Il prospetto, sopraelevato da grandi scale, è caratterizzato da grosse e scanalate mezze colonne doriche che inquadrano i muri, ove s'aprono finestroni rettangolari, e sorreggono una trabeazione. Le finestre sono sormontate da rosoni e medaglioni a bassorilievo. Le facciate, principali e laterali, l'interno si ornano di opere di vari artisti, intonate tutte allo stile a cui è improntato il palazzo, che riflette l'orientamento dell'atto ufficiale del primo ventennio del secolo. I grandi tondi dell'attico, rappresentanti " il diritto " e " la legge " sono dello scultore Giovanni Prini, le quattro aquile romane sono di Cloza e di Bonfiglio; ancora di Cloza e Ricciardi sono i medaglioni raffiguranti alcuni giuristi messinesi(Dicearco di Messina, Guido Delle Colonne, Giacomo Macrì, Antonio Fulci, Francesco Faranda e Andrea Di Bartolomeo) ; le teste di Minerva sulle porte laterali sono di Monescalchi. Sul grandioso attico troneggia infine la grande quadriga condotta dalla dea Minerva realizzata da Ercole Drei in lega di bronzo e alluminio, probabilmente ispirato dalla tradizione architettonica ottocentesca del Nord Europa. Nel vestibolo, in fondo al quale si eleva lo scalone di onore, di marmo con inserti in bronzo, si apre il portale marmoreo che dà accesso alla Corte d'Assise. Nelle sale di udienza vi sono bassorilievi allegorici e nelle altre sale di rappresentanza, nella biblioteca, camera di consiglio, gabinetti dei presidenti e dei giudici, i soffitti sono decorati con tempere grasse.


Palazzo delle Poste
progettato da V.Mariani nel 1915, di chiara matrice Liberty presenta al suo interno ricche decorazioni floreali, simboli della città, anche contemporanei come i ferry boat, ed un fregio in stucco raffigurante angeli postini e telefonisti, sorge a piazza Antonello.


Palazzo del Governo
costruito nel 1920 su progetto dell'architetto Cesare Bazzani. Occupò quasi per intero l'area della cinquecentesca chiesa di S. Giovanni dei Cavalieri di Malta, della quale rimane soltanto, sul retro del Palazzo, la magnifica Tribuna.È di gusto post-floreale con evidenti inserti di elementi rinascimentali ed è valorizzato da un dosato plasticismo.


Palazzo della Camera di Commercio
costruito dopo il terremoto del 1908 su progetto dell'architetto messinese Camillo Puglisi Allegra. Questo palazzo si articola su tre piani di impianto classicheggiante, con un gioco di corpi avanzati sulla facciata ritmata da paraste che si elevano, su un altro basamento bugnato, a sorreggere una modulata trabeazione. Il terzo piano, realizzato al disopra di essa, ha alterato l'impianto che, nonostante il verticalismo dei finestroni, era marcatamente orizzontale.


Palazzo della Provincia, o "Palazzo dei leoni"
costruito nel 1914, sorge nel medesimo luogo che occupava prima del 1908, in precedenza area dell'antica chiesa di Sant'Agostino. Iniziati nel 1914 i lavori proseguirono durante la Prima guerra mondiale, e, seppur in immaginabili difficoltà, furono diretti dall'Architetto progettista Alessandro Giunta. L'edificio fu inaugurato nel 1918, con una cerimonia consona al grave momento dell'Italia dopo Caporetto, e cioè con l'intervento dell'eroe milazzese Luigi Rizzo, reduce dalla "beffa di Buccari" e dall'affondamento della corazzata "Szent Istvàn". L'edificio ha due prospetti: su quello di Corso Cavour si apre l'ingresso di rappresentanza preceduto da un portico, sulla piazza Antonello la facciata - pure porticata a pianoterra - segue con la sua concavità la forma della piazza su cui affaccia. Gli ambienti interni sono decorati dalle cariatidi e dagli stucchi lucidi dell'aula consiliare di D'Arrigo e Loverti e dai pannelli dipinti da Corsini sopra le grandi vetrate di Di Stefano e Bonsignore. dall'architetto Alessandro Giunta sull'area dell'antica chiesa di Sant'Agostino.


Palazzo della Dogana
opera di Giuseppe Lo Cascio dopo il terremoto del 1908, in stile liberty., con magnifiche decorazioni, pensiline in ghisa, cancelli in stile floreale. Sito sul luogo ove, fino al 1783, sorgeva il grande Palazzo Reale, sede prima dei re e dopo dei viceré di Sicilia, alla pari del palazzo reale di Palermo.


Palazzo del Banco di Sicilia
costruito nel 1926 con norme antisismiche su progetto di V. Vinci, si ricollega ad una marcata struttura rinascimentale così come appare evidente nelle paraste che delimitano il portale d'ingresso affiancato da colonne tuscaniche e sovrastato da un balcone. All'interno dell'edificio, suggestiva è la "sala degli sportelli", ove si ammira lo stile floreale.


Stazione ferroviaria
costruita nel 1939 dall'architetto Mazzoni, dopo che per ordine di Benito Mussolini fu demolita la precedente, demolizione a cui partecipò lo stesso duce picconando la vecchia stazione. Fu inaugurata il 28 ottobre 1939. In stile Razionalista, costruita utilizzando il travertino, la pietra lavica, la pietra di Siracusa e la pietra rossa di Taormina.La stazione è divisa in due corpi la stazione “Marittima” e “Centrale”, la centrale ha un grande loggiato che immette in una olle, ha un grande sottopassaggio che porta agli 8 binari più altri 2 commerciali.Dopo la stazione centrale si trovano gli uffici delle Ferrovie dello Stato dopo gli uffici si trova la grande stazione Marittima, questa ha un forma ad arco, al piano terra si trovano il bar la biglietteria e la tabaccheria e da scale mobili e scale in muratura si può salire sul salone panoramico sul porto e sulla parete opposta si trova un grande mosaico opera di Michele Cascella, di recente restaurato, e rappresenta il discorso di Mussolini a Palermo. Dal salone si aprono i varchi pedonali per le 5 invasature. Da alcune rampe si può salire sopra la nave con le automobili.Un'altra struttura caratterizzante è la torre dell’acqua con la scala ad elica intorno alla struttura.La stazione ha anche il compiti di interscambio con: il tram di Messina, Autobus e stazione Pullman fra la Sicilia ed il continente. All'esterno della stazione vi è piazza Repubblica ove sorge una fontana del 1905, posizionata lì dopo la venuta di Mussolini in città.


Ospedale Regina Elena.


Palazzo Arcivescovile.


Palazzo della Cassa di Risparmio.


Palazzo Api.
Altri monumenti
Monumento ai Caduti
Il monumento a Don Giovanni d'Austria.
Il monumento a Carlo III di Borbone.
Statua di Messina
Porta Grazia, porta d'accesso dell'antica CittadellaMonumento ai caduti
Si trova in piazza "Unione Europea" (Municipio), eretto nel 1936, dallo stile sobrio ed essenziale ma severo. Sul podio, davanti ad una stele, l'imponente gruppo bronzeo raffigurante un aviere, un marinaio ed un fante.
Monumento alla batteria siciliana Masotto
Ricorda la batteria Masotto, caduta ad Adua nella campagna eritrea; il gruppo in bronzo, raffigurante tre soldati in atteggiamenti epici, fu modellato da Salvatore Buemi nel 1897.
Porta Grazia
Monumentale porta d'accesso alla Cittadella (XVII secolo), opera di Domenico Biondo e figli. Nel 1961 fu ricollocata nella centrale piazza "Casa Pia".
Statua di Messina riconoscente per la concessione del Portofranco
Raffigura la Città riconoscente verso Ferdinando II di Borbone per la concessione del Porto Franco. È opera del 1859 del messinese G. Prinzi e si trovava, prima del 1908, all'interno del Municipio. Oggi si trova al centro della piazzetta "G. Minutoli", di fronte al porto con l'imponente mole del Municipio per sfondo.
Statua dell'Immacolata Concezione
Scultura in marmo bianco del messinese Ignazio Buceti (1758), posta su un alto basamento nella piazzetta "Immacolata di Marmo", a lato del Duomo.
Monumento a Don Giovanni d'Austria, eretto in occasione della battaglia di Lepanto e realizzato da Andrea Calamech.
Statua di Ferdinando II di Borbone
monumento bronzeo commissionato dal Decurionato messinese al celebre scultore Pietro Tenerani, allievo di Thorvaidsen. Fu scolpita a Monaco di Baviera nel 1839. Il nuovo re era stato accolto favorevolmente dalla popolazione che nutriva grandi speranze sul suo operato. L'artista realizzò alcuni bozzetti dell'opera (la statua era alta oltre tre metri) che poi sarebbe stata collocata, con cerimonia solenne, in Piazza del Duomo il 30 maggio 1845. La statua venne fusa per farne dei mortai durante i moti insurrezionali del 1848, in cui il re diede ordine all'esercito di cannoneggiare sulla folla, ed infatti, proprio per questo fu soprannominato dai messinesi il Re Bomba. Il Decurionato messinese deliberò il 20 novembre 1852 di rifare le statue dei re Borboni, su ordine dello stesso Ferdinando II, che andarono distrutte. Il Tenerani fornì una copia simile alla precedente, il re era raffigurato nell'abito cerimoniale di Gran Maestro dell'Ordine di San Gennaro. La statua venne nuovamente rifatta a Monaco, nel 1856, e trasferita a Messina nel novembre 1857. Dopo il terremoto del 1908 la statua fu sistemata nel Museo Nazionale. Nel 1973 fu riconsegnata al Comune di Messina che l'ha posta in Villa Garibaldi, situata sull'omonima via.
Statua di Carlo III di Borbone
la Statua di Carlo III del 1757, opera in bronzo del messinese Giuseppe Buceti era stata costruita su modello di Jean Jacques Caffièri su basamento del Vanvitelli. L'attuale statua fu scolpita a Roma dal messinese Saro Zagari allievo del Tenerani; fu l'ultima ad essere completata e venne sistemata agli inizi del 1860 nel quartiere San Leone. Quello stesso anno, con l'entrata in città dei Garibaldini, furono nuovamente distrutte le Statue di Francesco I e Ferdinando I. Fortunatamente le altre due statue, quella di Ferdinando II e quella di Carlo III furono poste in salvo per ordine del generale Medici e sistemate nell'allora Museo Civico Peloritano e successivamente nella filanda Mellinghof trasformata in Museo Nazionale. Nel 1973 la Statua di Carlo III di Borbone è stata restituita alla città e collocata sul suo basamento originale in Piazza Cavallotti, sulla Via Primo Settembre, di fronte alla Camera di Commercio.Il piedistallo è di forma cilindrica e presenta una decorazione, molto gradevole, a festoni in stile neoclassico.
Statua della Regina Elena
in Via Cesare Battisti, Largo Seggiola, si erge il monumento alla Regina Elena del Montenegro inaugurato il 26 giugno 1960 a ricordo della sua impegnativa opera assistenziale svolta nel gennaio del 1909 a favore della città terremotata. Fu scolpita a Firenze da Antonio Berti e realizzata con i fondi raccolti dal giornale “La Settimana Incom illustrata”, si eleva su un piedistallo marmoreo dove ai quattro lati del basamento, bassorilievi in bronzo attestano l’opera umile e il prodigarsi generoso della regina con i messinesi, duramente colpiti dal terremoto. La sovrana è raffigurata in un provvisorio ospedale allestito sulla nave regia, mentre sorregge la testa di un ferito con accanto una suora, una crocerossina ed un ufficiale medico; nell’atto di accarezzare alcuni bambini feriti che si avvicinano a lei; mentre tiene in braccio un bambino appena estratto dalle macerie ed in mezzo a numerose vittime (anche se, quest’ultima raffigurazione, è frutto di fantasia poiché, per espresso divieto del re Vittorio Emanuele III, suo consorte, la regina non sbarcò dalla nave essendo la città soggetta ancora a crolli e scosse di assestamento).
Statua al Santo Annibale Maria di Francia
sorge nell'omonima piazza, all’incrocio con Via Santa Cecilia e Via Cesare Battisti. Consiste una statua in bronzo su basamento di marmo, opera dello scultore messinese Mario Lucerna e collocata nel 1968. L’opera raffigura il Santo Annibale Maria di Francia, fondatore nel 1882 delle Figlie del Divino Zelo, dei Rogazionisti del Cuore di Gesù, nel 1886, e di molti Orfanotrofi Antoniani. Padre Annibale volse la sua opera a Messina nel quartiere Avignone, il più povero e il più malfamato della città ed è rimasto vivo, nei messinesi, un forte enso di devozione nei suoi confronti.
Statua di Gaetano Martino
situata in Via Garibaldi, prima di entrare in piazza Unione Europea, in una piazzetta intitolata al medesimo, Gaetano Martino.Inaugurata il 24 novembre 2000, in occasione del centenario della sua nascita, alla presenza del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, della vedova del grande statista e dei figli.Fu realizzata, a Roma, dallo scultore Rocchi.
Monumento a Papa Giovanni Paolo II
sorge in Via XXIV Maggio nei pressi del Monte di Pietà.Inaugurato l’11 giugno 1988, a ricordo della venuta a Messina di Papa Giovanni Paolo II Il monumento bronzeo, opera dello scultore Sgaravatti di Padova, rappresenta il Pontefice che, rivolto verso una stele, prega con le braccia aperte S. Eustochia.Nella stele vi sono raffigurati episodi salienti della vita della Santa messinese.
Fontane monumentali [modifica]
Fontane Monumentali di Messina
Alcune fontane cittadine

Fontana di Orione
Particolare della Fontana di Orione

Fontana del Nettuno
Fontana Senatoria

Fontana della Chiesa Nostra Donna di Pietà
Fontana Falconieri

Quattro fontane
Fontana del Brugnani

Fontana in ghisa della fiera campionaria
Fontana della pigna

Fontana Gennaro
Fontana Arena




La monumentale fontana di OrioneFontana di Orione
Sita in Piazza Duomo è opera di Giovanni Angelo Montorsoli (1553).
Fontana del Nettuno
Seconda opera messinese di Giovanni Angelo Montorsoli (1557)
Fontana Senatoria
È collocata sul lato sud del Palazzo Municipale; si compone di una grande vasca circolare con al centro una stele che sostiene una grande tazza buccellata del 1619 a sua volta sormontata da una pigna, la grande vasca è sorretta da tre gradini e presenta sul bordo esterno sette targhe a rilievo, i nomi dei Senatori del tempo, Don Franciscus Marullo, Bernadus Moleti, Thomas Zuccarato, Marcellus Cirino, Vincentius De Celis e Franciscus De Judice. La sua collocazione originaria è sconosciuta, però fino al 1935 si trovava in Piazza Palazzo Reale (accanto la Dogana), nel 1937 viene collocata in Via Consolato del mare accanto al municipio per la venuta a Messina di Benito Mussolini.
Fontana Falconieri
Fu eretta in piazza Ottagona (oggi piazza Filippo Juvara) nel 1842 per i festeggiamenti secolari in onore della Madonna della Lettera dall'architetto messinese Carlo Falconieri. Oggi si trova al centro di piazza Basicò.
Le Quattro Fontane
Eseguite su disegni del romano Pietro Calcagni, poste ai quattro angoli tra via Austria (oggi via I settembre) e via Cardines, nuove arterie volute dal Senato di Messina nel 1572 per congiungere il Duomo al Palazzo Reale, furono eseguite in epoche diverse. La prima, nel 1666, da Innocenzo Mangani, la seconda, nel 1714, da Ignazio Buceti, le ultime due da ignoti artisti nel 1742. La decorazione è ispirata al mare; gli stemmi imperiali spagnoli e di Messina sormontano ciascuna fontana. Distrutte dal terremoto del 1908, solo due sono state ricomposte nel sito originario; le due mancanti sono custodite al Museo Regionale.
Fontana Bios
alla Passeggiata a Mare, realizzata dal pittore e scultore messinese Ranieri Wanderlingh.
Inaugurata nel 2005 è stata donata alla città dal quotidiano Gazzetta del Sud. Raro esempio di arte moderna a Messina, l'opera si ispira alle forme originarie ed archetipiche della natura vivente. Simboleggia il maschile ed il femminile ed il ciclo della vita e dell'energia vitale rappresentato dall'acqua. Il sottotitolo dell'opera è :"la vita che sempre ricomincia". La collocazione sul lungomare è stata voluta dall'autore al fine di segnare l'importante confine fra spazio urbano e spazio naturale che caratterizza la città di Messina.

Fontana dei 4 cavallucci
in largo San Giacomo, alle spalle di Piazza Duomo. Secondo lo storico Cajo Domenico Gallo fu eretta nel 1742 in occasione della festa della Madonna della Lettera, scolpita dal catanese Giovan Battista Marino.
Fontana del Brugnani
all'interno della Fiera campionaria, scolpita nel 1738 dal messinese Ignazio Brugnani. Fino al 1908 si trovava nel cortile del monastero di S. Gregorio Magno, sotto Montalto. I gravi danni subiti sono stati restaurati nel 1980.
Fontana in ghisa
opera di artigiani fonditori messinesi di fine '800.
Fontana della Pigna
in piazza Seguenza, è di stile settecentesco, sormontata da una grossa pigna da cui prende il nome. Si pensa provenga da un cortile del seminario arcivescovile.
Fontana di Piazza Repubblica
è del periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale e sfrutta i resti di una fontana del 1902, poi andata distrutta, realizzata da Leandro Caselli in occasione della realizzazione dell'acquedotto cittadino.
Fontana di Gennaro
all'incrocio tra Corso Cavour e via T. Cannizzaro, sarebbe opera del 1590 di Rinaldo Bonanno; quest'opera venne edificata grazie al volere dei senatori di quel tempo che furono: Paolo Adornetto, Antonio Cesare Aquilone, Pietro Arena, Pietro Del Pozzo, Giuseppe Stagno D'Alcontres, Carolus Ventimiglia. I loro nomi e la data di costruzione furono incisi su di una lapide, distrutta dal terremoto, che era posta sul fronte del vicino palazzo Brunaccini. La fontana dell'Acquario, intesa popolarmente di Gennaro (viene chiamata Gennaro perché sembra che sia il nome della famiglia messinese che finanziò l'opera, o anche chiamata Innaru o Gennaro, nome derivante da Jannò o Giano, divinità pagana a cui si dedicavano, in epoca romana, le porte della città.), fu sistemata nel 1602 all'incrocio tra il Corso e la via del Collegio: era accostata alla testata di un irregolare fabbricato e volta verso Mezzogiorno e l'inizio del Corso. Caio Domenico Gallo negli "Annali della città di Messina" scrive in proposito che "[…] nell'entrare del nuovo anno 1602 si eresse il bellissimo fonte di marmo nella piazza della parrocchiale di S. Antonio dettà di Jannò con la statua raguardevole dell'Acquario seduto sul Zodiaco […]". Per diversi anni fu ospitata dal Museo di Messina e nel 1931 fu posta nel nuovo slargo all'inizio del Corso, conservando comunque una posizione non molto diversa dall'originale. Di semplice e classica fattura, la fonte si eleva su un basso basamento e si compone di una vasca ottagonale in marmo rosa, dalla quale si erge un piedistallo che regge la statua di un giovane acquaiolo (Acquario) seduto su un globo decorato da una fascia con i segni dello zodiaco. Il segno zodiacale è, quindi, raffigurato sotto forma di giovane nudo dalle fattezze atletiche che regge due anfore; l'acqua fuoriusciva, fino al 1870, da quattro mascheroni posti alla base del globo e dalle due brocche sostenute da Acquario. La statua in marmo bianco appare non del tutto rifinita, a causa dell'erosione del tempo e dei danni riportati per il terremoto ancora leggibili nelle parti restaurate, ma, malgrado tutto, il modellato si presenta robusto e vibrante e la figura denota sincronia di movimento. Da taluni attribuita a Rinaldo Bonanno, essa fu, probabilmente, opera di un suo allievo, essendo quell'artista morto nel 1590.
Fontanella Arena
si trova nel largo “Fontana Arena”, un grazioso puttino in bronzo modellato dallo scultore messinese Antonino Bonfiglio. Questa fontanella decora un piccolo angolo di verde a forma triangolare posto tra via Boccetta e via G. Longo. Dagli abitanti del luogo la chiamano “Fontana Arena”, dal nome della famiglia Arena che, nel secolo scorso, in un periodo di enorme siccità diedero al popolo la possibilità di servirsi delle acque. Il Comune, per ricordare l'avvenimento, commissionò l'opera un puttino orciaiolo in pietra artificiale che, successivamente, a spese dei cittadini del quartiere, fu modello per una fusione in bronzo, l'originale in pietra andò poi perduto, versante acqua da un panciuto vaso a forma d'anfora, rappresentando una delle opere “minori” e meno importanti di Bonfiglio, ma può considerarsi, malgrado, tra la foltissima schiera di sculture da lui eseguite, l'opera più gioisa e genuina, pervasa di semplicità, allegria e spensieratezza, tipica del mondo felice dell'infanzia.
Fontana di Piazza Cairoli
inaugurata con la ristrutturazione della piazza, nel 2003.



ALTRI MONUMENTI









Monumento ai Caduti
Il monumento a Don Giovanni d'Austria.
Il monumento a Carlo III di Borbone.
Statua di Messina
Porta Grazia, porta d'accesso dell'antica CittadellaMonumento ai caduti
Si trova in piazza "Unione Europea" (Municipio), eretto nel 1936, dallo stile sobrio ed essenziale ma severo. Sul podio, davanti ad una stele, l'imponente gruppo bronzeo raffigurante un aviere, un marinaio ed un fante.
Monumento alla batteria siciliana Masotto
Ricorda la batteria Masotto, caduta ad Adua nella campagna eritrea; il gruppo in bronzo, raffigurante tre soldati in atteggiamenti epici, fu modellato da Salvatore Buemi nel 1897.



Porta Grazia
Monumentale porta d'accesso alla Cittadella (XVII secolo), opera di Domenico Biondo e figli. Nel 1961 fu ricollocata nella centrale piazza "Casa Pia".
Statua di Messina riconoscente per la concessione del Portofranco
Raffigura la Città riconoscente verso Ferdinando II di Borbone per la concessione del Porto Franco. È opera del 1859 del messinese G. Prinzi e si trovava, prima del 1908, all'interno del Municipio. Oggi si trova al centro della piazzetta "G. Minutoli", di fronte al porto con l'imponente mole del Municipio per sfondo.
Statua dell'Immacolata Concezione
Scultura in marmo bianco del messinese Ignazio Buceti (1758), posta su un alto basamento nella piazzetta "Immacolata di Marmo", a lato del Duomo.
Monumento a Don Giovanni d'Austria, eretto in occasione della battaglia di Lepanto e realizzato da Andrea Calamech.




Statua di Ferdinando II di Borbone
monumento bronzeo commissionato dal Decurionato messinese al celebre scultore Pietro Tenerani, allievo di Thorvaidsen. Fu scolpita a Monaco di Baviera nel 1839. Il nuovo re era stato accolto favorevolmente dalla popolazione che nutriva grandi speranze sul suo operato. L'artista realizzò alcuni bozzetti dell'opera (la statua era alta oltre tre metri) che poi sarebbe stata collocata, con cerimonia solenne, in Piazza del Duomo il 30 maggio 1845. La statua venne fusa per farne dei mortai durante i moti insurrezionali del 1848, in cui il re diede ordine all'esercito di cannoneggiare sulla folla, ed infatti, proprio per questo fu soprannominato dai messinesi il Re Bomba. Il Decurionato messinese deliberò il 20 novembre 1852 di rifare le statue dei re Borboni, su ordine dello stesso Ferdinando II, che andarono distrutte. Il Tenerani fornì una copia simile alla precedente, il re era raffigurato nell'abito cerimoniale di Gran Maestro dell'Ordine di San Gennaro. La statua venne nuovamente rifatta a Monaco, nel 1856, e trasferita a Messina nel novembre 1857. Dopo il terremoto del 1908 la statua fu sistemata nel Museo Nazionale. Nel 1973 fu riconsegnata al Comune di Messina che l'ha posta in Villa Garibaldi, situata sull'omonima via.




Statua di Carlo III di Borbone
la Statua di Carlo III del 1757, opera in bronzo del messinese Giuseppe Buceti era stata costruita su modello di Jean Jacques Caffièri su basamento del Vanvitelli. L'attuale statua fu scolpita a Roma dal messinese Saro Zagari allievo del Tenerani; fu l'ultima ad essere completata e venne sistemata agli inizi del 1860 nel quartiere San Leone. Quello stesso anno, con l'entrata in città dei Garibaldini, furono nuovamente distrutte le Statue di Francesco I e Ferdinando I. Fortunatamente le altre due statue, quella di Ferdinando II e quella di Carlo III furono poste in salvo per ordine del generale Medici e sistemate nell'allora Museo Civico Peloritano e successivamente nella filanda Mellinghof trasformata in Museo Nazionale. Nel 1973 la Statua di Carlo III di Borbone è stata restituita alla città e collocata sul suo basamento originale in Piazza Cavallotti, sulla Via Primo Settembre, di fronte alla Camera di Commercio.Il piedistallo è di forma cilindrica e presenta una decorazione, molto gradevole, a festoni in stile neoclassico.





Statua della Regina Elena
in Via Cesare Battisti, Largo Seggiola, si erge il monumento alla Regina Elena del Montenegro inaugurato il 26 giugno 1960 a ricordo della sua impegnativa opera assistenziale svolta nel gennaio del 1909 a favore della città terremotata. Fu scolpita a Firenze da Antonio Berti e realizzata con i fondi raccolti dal giornale “La Settimana Incom illustrata”, si eleva su un piedistallo marmoreo dove ai quattro lati del basamento, bassorilievi in bronzo attestano l’opera umile e il prodigarsi generoso della regina con i messinesi, duramente colpiti dal terremoto. La sovrana è raffigurata in un provvisorio ospedale allestito sulla nave regia, mentre sorregge la testa di un ferito con accanto una suora, una crocerossina ed un ufficiale medico; nell’atto di accarezzare alcuni bambini feriti che si avvicinano a lei; mentre tiene in braccio un bambino appena estratto dalle macerie ed in mezzo a numerose vittime (anche se, quest’ultima raffigurazione, è frutto di fantasia poiché, per espresso divieto del re Vittorio Emanuele III, suo consorte, la regina non sbarcò dalla nave essendo la città soggetta ancora a crolli e scosse di assestamento).







Statua al Santo Annibale Maria di Francia
sorge nell'omonima piazza, all’incrocio con Via Santa Cecilia e Via Cesare Battisti. Consiste una statua in bronzo su basamento di marmo, opera dello scultore messinese Mario Lucerna e collocata nel 1968. L’opera raffigura il Santo Annibale Maria di Francia, fondatore nel 1882 delle Figlie del Divino Zelo, dei Rogazionisti del Cuore di Gesù, nel 1886, e di molti Orfanotrofi Antoniani. Padre Annibale volse la sua opera a Messina nel quartiere Avignone, il più povero e il più malfamato della città ed è rimasto vivo, nei messinesi, un forte enso di devozione nei suoi confronti.






Statua di Gaetano Martino
situata in Via Garibaldi, prima di entrare in piazza Unione Europea, in una piazzetta intitolata al medesimo, Gaetano Martino.Inaugurata il 24 novembre 2000, in occasione del centenario della sua nascita, alla presenza del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, della vedova del grande statista e dei figli.Fu realizzata, a Roma, dallo scultore Rocchi.






Monumento a Papa Giovanni Paolo II
sorge in Via XXIV Maggio nei pressi del Monte di Pietà.Inaugurato l’11 giugno 1988, a ricordo della venuta a Messina di Papa Giovanni Paolo II Il monumento bronzeo, opera dello scultore Sgaravatti di Padova, rappresenta il Pontefice che, rivolto verso una stele, prega con le braccia aperte S. Eustochia.Nella stele vi sono raffigurati episodi salienti della vita della Santa messinese.

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